I piatti della tradizione cucinati con Armonì

I piatti della tradizione cucinati con Armonì

Se siete lacaprianamente in cerca dell’armonia (gastronomica) perduta, potete provare a ritrovarla sul lungomare di Pozzuoli, dove lo chef Mariano Armonia, cognomen omen, ha da poco aperto con il socio Giovanni Russo un ristorante chiamandolo appunto Armonì, con l’accento sulla ì e sui sapori della tradizione partenopea.

E allora, nella ospitale veranda o nella più calda sala interna, Mariano (in curriculum, tra le altre, le cucine di Capri Palace, Il Riccio, L’altro Cocoloco) preparerà per voi, dopo il conetto di benvenuto ripieno di crema al Blu di bufala (più tartare di manzo per i carnivori) un set di piatti basati, come Armonia dice (anzi scrive sul menu) su “un tuffo nei ricordi d’infanzia”: e allora tuffiamoci nella zuppa di spollichini da pranzo di famiglia, o nella Genovese della festa (anche il sottoscritto, semi-vegetariano ma non fesso, ne ha assaggiato con diletto una candela), o avvolgiamo in punta di forchetta i vermicelli del puveriello perfettamente al dente, solo uova, ‘nzogna e pepe: cucina povera ma nobilitata dal “caviale” di tuorlo d’uovo. Altre uova, stavolta in Purgatorio: ma che volete, quando me le propongono mi pare di stare, più che altro, in Paradiso. Anche la parmigiana di melanzane dell’incipit era correttamente eseguita (spiace solo per la stagionalità non del tutto rispettata). Gli ottimi pani e grissini fatti in casa, un servizio attento ma mai invadente e una carta dei vini oculata nelle scelte e nei ricarichi (per me Fiano di Ciro Picariello ’22 sul cucinato, Ben Ryé ’21 sulla pastiera e sul gelato al cioccolato bianco e caramello su stecco) fanno sì che l’amonia regni sovrana dal primo all’ultimo boccone.

di Antonio Fiore

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